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E-book Epigrafia tra erudizione antiquaria e scienza storica : Ad honorem Detlef Heikamp = Epigrafi antara Pengetahuan Kuno dan Ilmu Sejarah Untuk Menghormati Detlef Heikamp
Io, come sapete, sono stato Soprintendente di Firenze per poco meno di venti anni, dal 1988 al 2006; e in un periodo così lungo ho avuto rapporti frequenti di amicizia e di collaborazione con Detlef Heikamp, questo tedesco di Bre-ma, cittadino del mondo, che ha scelto Firenze come città della vita e degli studi. Essendo per lui la vita e gli studi una unità inscindibile.Ricordo il 1994, il 27 maggio del 1994, primo anniversario dell’attentato di via dei Georgofili. Gli Uffizi si erano appena sollevati dal colpo terribile che aveva devastato il Vasariano e massacrato con l’onda d’urto i corridoi di Galleria. Quel giorno Detlef, come parziale risarcimento per le perdite dolorose subite dal Museo e come augurio per la sua rinascita, donava agli Uffizi la sua collezione epigrafica destinata ad integrare il fogginiano ricetto delle iscrizioni voluto dal Granduca Cosimo III.Erano are funerarie di età imperiale e di provenienza illustre. Venivano da Palazzo Albani poi Chigi di Soriano del Cimino, dalla collezione del car-dinale Rodolfo Pio da Carpi, dalla Villa Ludovisi di Roma.Nel breve pieghevole che accompagna la donazione, Detlef spiega le ra-gioni di quel suo particolare collezionismo e in meno di dieci righe ci illu-mina sugli argomenti che hanno guidato una intera vita di studioso. Per lui infatti il collezionismo non era l’orgoglio di aver saputo scegliere e il piace-re di aver posseduto cose rare e importanti; o, almeno, non era solo questo. Il collezionismo era per Detlef uno dei modi, un modo eminente però con-cretamente terrestre, quasi fisico, di entrare con le cose scelte e amate nel cuore, nella carne viva dei suoi interessi scientifici; interessi che riguarda-vano principalmente Firenze nell’autunno della Maniera, il gusto delle corti principesche a Firenze, a Roma e, più in generale, nell’Europa della Contro-riforma e degli Assolutismi. Detlef parlava delle «sue» epigrafi ma subito il discorso toccava gli argo-menti privilegiati dei suoi studi: i Corridoi degli Uffizi gremiti di capolavori della statuaria greco-romana, la Tribuna dell’antico Regime scintillante di antica glittica preziosa. Le sue parole ci portavano all’ingresso della Galle-ria là dove, sotto i quadri che ricordano le ragazze di casa Medici diventate regine di Francia, ci accolgono i granduchi mecenati e collezionisti.Un’altra data resta per me indimenticabile. Era il 1997. Quell’anno Firen-ze intendeva commemorare una ricorrenza importante: cento anni prima il professore Heinrich Brockhaus metteva a disposizione per il nuovo Istituto la più grande stanza della sua abitazione privata in viale principessa Mar-gherita, n. 19/21. Quando i finanziamenti della nuova istituzione furono as-sicurati, l’Istituto sgomberava in Palazzo Guadagni in piazza S. Spirito, dove rimaneva dal 1912 al 1964 per poi essere trasferito nella odierna sede in via Giuseppe Giusti, all’interno del quale, nella sua biblioteca e nella sua foto-teca, tutti noi ci siamo formati.
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